L’unghia incarnita o onicocriptosi,– dal greco onyx = unghia e kryptos = nascosta – , è un disturbo che colpisce le unghie dei piedi, con una maggiore prevalenza a carico dell’alluce, pur non escludendo le altre dita.
L’onicocriptosi si verifica quando un angolo appuntito dell’unghia del piede penetra nella pelle provocando dolore, arrossamento ed infiammazione. Solitamente il paziente avverte maggior dolore proprio nel punto in cui l’unghia penetra nel bordo periungueale.
Se vengono trascurati i primi segni, può sfociare in un’infezione e formazione di un granuloma che appare come una tumefazione rotondeggiante di consistenza dura, fibrotica, sanguinolenta e purulenta, con un colorito roseo violaceo con conseguente dolore, difficoltà di deambulazione, e interferenze con la qualità della vita. Interferisce con le attività sportive, scolastiche e di lavoro, talvolta può impedire l’utilizzo delle calzature.
Quali sono i fattori che possono favorire l’insorgenza di un unghia incarnita?
Diversi fattori possono favorire l’insorgenza di un onicocriptosi. Tra questi, uno dei più importanti è rappresentato dal taglio errato delle lamine ungueali. Ad esempio, un taglio troppo corto delle lamine ungueali, porterà con il tempo, durante la deambulazione ad una crescita incontrollata della parte finale dei tessuti molli. Questi ultimi non avendo una controresistenza fornita dalla lamina ungueale (in quanto troppo corta) tenderanno a svilupparsi verso l’alto, diventando un “ostacolo” per la crescita dell’unghia che non troverà lo spazio per una normale crescita. Un altro importante fattore di rischio è rappresentato dal taglio obliquo delle lamine ungueali, lasciando piccoli spigoli aguzzi in prossimità del bordo periungueale, creando spesso lesioni dei tessuti periungueali.
Tra gli altri fattori ricordiamo una calzatura troppo stretta che traumatizzerà costantemente le lamine ungueali provocandone spesso la rottura; traumi acuti che causeranno il distacco di una parte della lamina, fattori biomeccanici che porteranno ad una compressione tra il bordi ungueale e le lamina ungueale.
Inoltre la struttura stessa delle lamine ungueali come unghie molto curve o “a tegola” può rappresentare un fattore predisponente.
La cura
L’obiettivo del podologo è quello di stabilire la strategia di cura più adatta che può essere rappresentata dalla regolarizzazione della lamina ungueale, dalla semplice separazione della lamina dai bordi periungueali, predisporre la lamina ungueale ad una crescita corretta usufruendo di metodiche di “rieducazione ungueale”. In alcuni casi può essere richiesto invece un trattamento di tipo medico/dermatologico di onicectomia parziale con fenolizzazione della lamina ungueale.
Il trattamento podologico è la pratica attuata dal podologo che consente di preservare o curare il piede da possibili affezioni della pelle o delle unghie.
Le problematiche più ricorrenti che i pazienti presentano in questo ambito sono rappresentate dalle alterazioni cutanee (come ipercheratosi: callosità, verruche) e le alterazioni ungueali.
Le unghie dei piedi infatti sono soggette quotidianamente ad una serie di microtraumi ripetuti o a rischio di infezioni micotiche, batteriche. Le principali patologie ungueali sono infatti rappresentate da unghie distrofiche, ipertrofiche, micotiche o unghie incarnite.
“Il trattamento Podologico permette al Podologo di diminuire o annullare il fastidio o il dolore del paziente.”
Il Trattamento Podologico è sempre preceduto da un esame obiettivo del piede e della deambulazione, correlata da eventuali esami strumentali in modo da individuare i fattori che hanno determinato la problematica.
Le ortesi in silicone sono dispositivi medici su misura che consentono di apportare correzioni a livello digitale o alleviare sintomatologie da conflitto. Rappresentano soluzioni efficaci per il trattamento delle deformità digitali quali dita a martello/in griffe, dita sovrapposte. Trovano inoltre un importante riscontro nel trattamento delle problematiche da conflitto contro la calzatura.
Queste ortesi, personalizzate, amovibili, lavabili, possono essere di riallineamento compatibilmente alla riducibilità della deformità o semplicemente protettive.
Le verruche sono infezioni cutanee causate dai papillomavirus (Human Papillomavirus, HPV). Sono virus a DNA di piccole dimensioni con tropismo per gli epiteli. Si riconoscono circa 100 tipi di HPV. I diversi tipi hanno specificità per diverse sedi anatomiche.
Le verruche plantari semplici (dovute ad HPV 1) si presentano come lesioni endofitiche tondeggianti e superficie cheratosica picchettata di punti nerastri (corrispondenti a capillari trombizzati), con un collaretto corneo.
Le verruche a mosaico (dovute ad HPV 2) prendono il nome dal proprio aspetto: diverse verruche superficiali, di piccole dimensioni, confluiscono in una placca cheratosica.
La diagnosi differenziale principale è con i tilomi, o callosità, o con le ipercheratosi neurovascolari che presentano alcune caratteristiche cliniche simili.
Le opportunità di trattamento sono varie e comprendono: le applicazioni di preparati con acido salicilico a varie percentuali, la crioterapia, laserterapia, diatermocoagulazione, eliminazione chirurgica (curette)
Queste ortesi, personalizzate, amovibili, lavabili, possono essere di riallineamento compatibilmente alla riducibilità della deformità o semplicemente protettive.
La terapia ortesica plantare è fondamentale quando bisogna dare sollievo a situazioni dolorose, infiammatorie, acute; in alcune patologie, come nel piede diabetico, nella prevenzione delle ulcere; quando è opportuna una correzione e compenso biomeccanico e funzionale; in assenza di patologie conclamate sono utili per prevenire malattie e recidive, e negli sportivi per il miglioramento delle performances atletiche.
I fattori da prendere in considerazione per la costruzione di un plantare sono tanti, tra questi vi sono: età; peso; patologia; attività sportiva praticata, tipologia di calzatura. Questi fattori determineranno il metodo per la presa d’impronta come anche la scelta dei materiali da utilizzare per la realizzazione dell’ortesi.
I plantari vengono realizzati dopo un accurata valutazione biomeccanica, statica, dinamica ed analisi del passo o del gesto atletico, correlata da ulteriori indagini strumentali (es. esame baropodometrico). Vengono realizzati a partire da un’impronta tridimensionale ottenuta mediante calco in gesso o sistemi elettronici. La scelta del metodo di impronta come anche i materiali utilizzati vengono personalizzati sulla base della problematica da trattare e dai fattori elencati in precedenza
Semplificando i plantari possono essere catalogati in:
Plantari Funzionali (es. Root), migliorano la funzione del piede mediante il controllo dell’articolazione sottoastragalica; agiscono su patologie correggibili o compensabili (es. sindrome pronatoria). Rappresentano supporti fondamentali nei soggetti sportivi predisposti a problematiche muscolo-tendinee, osteo-articolari riducendo o eliminando fattori di rischio per eventuali lesioni e migliorando la performance sportiva.
Plantari Accomodativi e palliativi: compensano e riequilibrano gli assetti strutturati non più modificabili; scaricano le zone sovraccaricate e/o sofferenti (es. metatarsali, fascia plantare, tallone), ottimizzando la distribuzione dei carichi. Danno comfort mediante appoggio morbido alleviando il dolore (es. piede diabetico, reumatico, artrosico).
Plantari pre/post-chirurgici: utilizzati per brevi periodi di tempo in previsione o a seguito di un intervento chirurgico, anche al fine di consolidarne i risultati e prevenire le recidive.
Le verruche plantari semplici (dovute ad HPV 1) si presentano come lesioni endofitiche tondeggianti e superficie cheratosica picchettata di punti nerastri (corrispondenti a capillari trombizzati), con un collaretto corneo.
Le verruche a mosaico (dovute ad HPV 2) prendono il nome dal proprio aspetto: diverse verruche superficiali, di piccole dimensioni, confluiscono in una placca cheratosica.
La diagnosi differenziale principale è con i tilomi, o callosità, o con le ipercheratosi neurovascolari che presentano alcune caratteristiche cliniche simili.
Le opportunità di trattamento sono varie e comprendono: le applicazioni di preparati con acido salicilico a varie percentuali, la crioterapia, laserterapia, diatermocoagulazione, eliminazione chirurgica (curette)
Queste ortesi, personalizzate, amovibili, lavabili, possono essere di riallineamento compatibilmente alla riducibilità della deformità o semplicemente protettive.
Il piede diabetico è una condizione patologica che può svilupparsi a carico del piede di un soggetto diabetico, come conseguenza di una polineuropatia distale e/o arteriopatia obliterante degli arti inferiori. È una condizione clinica caratterizzata dalla comparsa di ulcere a patogenesi multifattoriale.
La patogenesi del piede diabetico può essere di tipo vascolare (piede ischemico) o neurologica (piede neurologico), anche se frequentemente i meccanismi sono associati.
A questi si somma spesso una componente infettiva.
Nel Documento Internazionale di Consensus realizzato dall’International Working Group of Diabetic Foot (IWGDF), un gruppo di esperti definisce il piede diabetico come ‘ Piede con alterazioni anatomo-funzionali determinate dall’ arteriopatia occlusive periferica e/o dalla neuropatia diabetica’.
Una condizione clinica particolare del paziente diabetico diabetico è il piede di Charcot.
In caso di piede diabetico diventa fondamentale oltre alla valutazione della componente neurologica e vascolare del paziente, anche la valutazione della componente ortopedico-podologica.
La valutazione di questa componente prevede un esame clinico per valutare eventuali malallineamenti, alterazioni della motilità articolare e della deambulazione con l’obiettivo di individuare eventuali fattori di rischio per lesioni ed ulcere.
“La migliore cura di un ulcera è la sua prevenzione”
La prevenzione non può prescindere da una valutazione diabetologica. Fondamentale risulta inoltre il ruolo del podologo sia nella cura di eventuali lesioni sia in ambito preventivo.
Il podologo andrà infatti a valutare ed individuare quei fattori di rischio biomeccanici, legati alla calzatura scorretta, o ungueali e fornirà una serie di indicazioni preventive come ad esempio, taglio corretto delle lamine ungueali, l’adozione di calzature opportune (calzature di prevenzione) realizzate con tomaia e suola elastica, senza cuciture interne a livello delle dita o nei punti di pressione e l’adozione di imprescindibili norme igieniche. Si occuperà inoltre dell’eliminazione di quei fattori di rischio ungueali (es. unghie incarnite) o cutanee (es. ipercheratosi).